La legge, in base alla quale le autorizzazioni relative all'immissione in mare di taluni materiali, previste dall'articolo 35 del decreto legislativo n.152/1999, sono attribuite alle Province è censurabile, come evidenziato dal competente Ministero dell'Ambiente, in quanto eccede dalle competenze regionali.
Infatti la disposizione contenuta nell'articolo 1, comma 2, lettera a, numeri 1 e 2, attribuisce alle province le funzioni relative alle autorizzazioni all'immersione in mare da generiche strutture ubicate in ambito costiero, peraltro anche relativamente a materiali, quali gli inerti, geologici inorganici e manufatti, non rientranti tra quelle riconosciute alla competenza regionale dall'articolo 21 della legge n.179/2002, che individua nella Regione l'autorità competente per l'istruttoria e il rilascio delle autorizzazioni in parola, quando le immissioni in mare siano finalizzate al ripascimento e provengano da casse di colmata, vasche di raccolta o comunque da strutture poste in ambito costiero.
Le norme regionali in esame, facendo proprie anche fattispecie di autorizzazioni la cui competenza è riservata allo Stato, costituiscono un'elusione al sistema delle autorizzazioni delineato dalla normativa statale che riserva al Ministero dell'Ambiente i relativi adempimenti , lasciando, come detto, alle Regioni la competenza sulle sole autorizzazioni relative ad opere di ripascimento.
Dalla lettura sistematica delle disposizioni statali contenute negli articoli 79 e 80 decreto legislativo 112/1998, nell'articolo 35 del d.leg.vo n.152/1999 e nell'articolo 21 della legge 179/2002, appare affermata la necessità che sia lo Stato a valutare, unitariamente, se le concessioni relative alle autorizzazioni di immersioni in mare siano suscettibili di incidere sull'ambiente marino.
Le norme regionali in esame risultano quindi invasive della competenza esclusiva statale in materia di tutela dell'ambiente e dell'ecosistema, di cui all'articolo 117, comma 2, lettera s) della Costituzione.